Inconscio, suggestioni, abbagli nel Battistero degli Ortodossi di Ravenna

DAL VANGELO SECONDO MATTEO
14, 26-33

Gesù camminando sul mare porge la destra a Pietro che sprofonda. Al comando del Signore il vento cessò

All’interno del Battistero della Cattedrale di Ravenna, edificato dal Vescovo Orso tra il IV e il V secolo e poco dopo rinnovato e decorato dal Vescovo Neone, sono presenti 4 iscrizioni latine che descrivono i mosaici, purtroppo perduti, che un tempo rivestivano le 4 piccole absidi oggi completamente spoglie.
Iscrizioni tratte dai Vangeli dove protagonista è sempre l’acqua, tema fondante del Battesimo e del Battistero poiché è nell’acqua che muore il vecchio Adamo, l’uomo peccatore, e rinasce l’uomo nuovo, senza peccato.

La storia che oggi vogliamo raccontare è una storia densa di fascino. Essa parla di inconscio, di suggestioni e di abbagli e si svolge nei primi anni Trenta del Novecento. Carl Gustav Jung, padre della moderna psicoanalisi, ritorna a Ravenna, dopo averla già visitata vent’anni prima, e torna a visitare il Battistero degli Ortodossi.
Jung non viaggia solo ma è in compagnia di un’amica.

 

 

Qui per prima cosa mi colpì la tenue luce azzurrina diffusa. […] Non cercai di capire da dove provenisse, né mi turbava il prodigio di questa luce senza alcuna sorgente apparente. Ero piuttosto sorpreso perché al posto delle finestre che ricordavo di aver visto nella mia prima visita, vi erano ora quattro grandi mosaici di incredibile bellezza, e che a quanto pareva avevo completamente dimenticati. Mi irritava scoprire che non mi potevo fidare della mia memoria. […] Il quarto mosaico, sul lato occidentale del battistero, era il più efficace. Lo guardammo per ultimo. Rappresentava Cristo che tendeva la mano a Pietro, mentre questi stava per affogare nelle onde. Sostammo di fronte a questo mosaico per circa venti minuti, e discutemmo del rituale originario del battesimo, e specialmente dell’arcaica e strana concezione di esso come un’iniziazione connessa con un reale pericolo di morte. Iniziazioni di questo genere erano spesso legate all’idea che la vita fosse in pericolo, e così servivano a esprimere l’idea archetipa della morte e della rinascita. Il battesimo originariamente era stato una vera immersione, che appunto alludeva al pericolo di annegare”.

 

Al suo rientro a Zurigo, Jung sente la necessità di rivedere quel mosaico per approfondire il tema della rinascita attraverso il battesimo, ovvero attraverso l’acqua. Quindi si rivolge a uno studio fotografico di Ravenna per chiedere un’immagine del mosaico che ritrae Cristo nell’atto di soccorrere Pietro, immagine che così tanto lo aveva colpito. La sorpresa e lo sgomento di Jung sono enormi quando apprende che quel mosaico in realtà non esisteva. Jung e la sua compagna, dunque, l’avevano potuto soltanto percepire. Ma la percezione evidentemente era stata così forte da sembrare reale.

Jung non riuscirà mai a spiegare l’accaduto ovvero il miracolo della visione. In quell’attimo la visione non differì minimamente dalla realtà.

Jung, successivamente, scriverà: “Dopo la mia toccante esperienza al Battistero di Ravenna so con certezza che un fatto interno può apparire esterno e viceversa”.

 

Una storia densa di fascino e mistero che descrive pienamente il potere delle immagini e la forza della suggestione. Non sarà un caso che questa storia abbia avuto come protagonisti i mosaici di Ravenna, in cui i credenti e non, di ieri e di oggi, contemplano la luce, il colore, la vita, l’infinito.

 

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