Il conte Ugolino e la paternità negata

Galleria dantesca | Ugolino della Gherardesca

Prosegue la nostra galleria dantesca, curata da Marcella Culatti, dedicata ai grandi personaggi della Commedia.
Oggi è il turno di un personaggio maschile, il conte Ugolino della Gherardesca.


Il canto XXXIII dell’Inferno è, senza dubbio, uno dei canti più toccanti e drammatici dell’intera Commedia, come già il V, in cui il poeta affronta il tema della paternità ferita e oltraggiata del conte Ugolino, come del resto fu negata allo stesso Dante che, a causa dell’ingiusta condanna all’esilio, si dovette separare dai figli.

L’intento del poeta non è certo quello di risarcire Ugolino dell’ingiustizia subita, né di muovere a compassione con un racconto patetico, quanto piuttosto stigmatizzare attraverso la vicenda del conte le lotte politiche che dilaniavano le città del suo tempo e tra cui Pisa (vituperio delle genti) spiccava per la sua crudeltà.

Se forse era giusto condannare Ugolino per il sospetto di tradimento, ingiusto e crudele era stato uccidere con lui i figli e i nipoti.

Il verso con cui Ugolino conclude il suo drammatico racconto (Poscia, più che ‘l dolor, poté ‘l digiuno) può significare che la fame prevalse sul dolore nel causarne la morte, ma anche che il conte alla fine si cibò delle carni dei ragazzi morti: l’espressione è, forse volutamente, ambigua, e certo il sospetto della cosiddetta antropofagia di Ugolino è sostenuto dalla parte iniziale e finale dell’episodio, in cui il personaggio è intento a mordere ferocemente il cranio dell’arcivescovo Ruggieri, mentre Ugolino stesso racconta che i figli gli offrirono le proprie misere carni  per placare i morsi della fame.

La questione ha appassionato intere generazioni di dantisti, che hanno accesamente sostenuto ora l’una ora l’altra interpretazione. Anche lo scrittore argentino Borges, alla domanda se Ugolino avesse «mangiato le carni dei suoi figli», rispose che «Dante non ha voluto che lo pensassimo, ma che lo sospettassimo. L’incertezza è parte del suo disegno». In definitiva il problema del presunto cannibalismo di Ugolino resta irrisolto per volontà dello stesso Dante.


Ma vediamo come gli artisti hanno rappresentato Ugolino della Gherardesca. Ovviamente, quella che proponiamo è una selezione.

Ugolino di Pierino da Vinci
Pierino da Vinci, La morte del conte Ugolino e dei suoi figli, 1548-1548. Chatsworth, collezione Devonshire

Il bassorilievo in bronzo di Pierino da Vinci (nipote di Leonardo) è una delle primissime opere a raffigurare un episodio della Divina Commedia estrapolato dal contesto originario e reso completamente autonomo.

Un soggetto, quello del conte Ugolino, che conoscerà grandissima fortuna a partire dalla seconda metà del Settecento.

Nel 1719 il teorico dell’arte Jonathan Richardson aveva invitato i pittori inglesi a realizzare un dipinto che potesse essere all’altezza del bassorilievo scultoreo raffigurante la vicenda di Ugolino realizzato dal da Vinci e, all’epoca, creduto autografo di Michelangelo. Joshua Reynolds prontamente accolse la sfida e realizzò questo dipinto.

Ugolino di Reynolds

Joshua Reynolds, Il conte Ugolino e i figli imprigionati nella torre della Muda, 1773. Knole, National Trust Collection

L’incisione di Johann Heinrich Füssli riproduce un dipinto perduto realizzato dal pittore svizzero come replica all’opera di Joshua Reynolds, da lui ritenuto eccessivamente melodrammatico e sentimentale. Della figura di Ugolino egli enfatizza la rabbia stoica e titanica.

Ugolino di Füssli

Da Johann Heinrich Füssli, Il conte Ugolino imprigionato, 1806

Il dipinto di Fortuné Dufau venne presentato al Salon di Parigi del 1800, sancendo la nascita della grande fortuna dei soggetti danteschi in terra francese.

Ugolino di Dufau

Fortuné Dufau, Il conte Ugolino imprigionato, 1800. Valence, Musée d’Art et Archéologie

Uno degli elementi che contribuirono alla fortuna di questo soggetto fu il tema dell’ingiusta carcerazione, che suscitava forti adesioni in piena epoca risorgimentale.

Ugolino di Diotti

Giuseppe Diotti, Il conte Ugolino imprigionato, 1832. Brescia, Pinacoteca Tosio Martinengo

Bartolomeo Pinelli realizzò 145 incisioni a illustrazione della Divina Commedia. Di queste, tre sono dedicate alla vicenda del conte Ugolino, dal momento della cattura all’agonia nella torre della Muda. Le raffigurazioni spiccano per pathos e crescendo di intensità drammatica.

Il grande pittore francese Théodore Géricault sceglie di mostrare in questo disegno il personaggio solo, nell’atto di mordersi crudelmente le mani, disumano presagio della fine della vicenda.

Ugolino di Géricault

Théodore Géricault, Ugolino nella torre. Parigi, École Nationale Supérieure des Beaux-Arts

Il tema del cannibalismo sembra essere implicito anche in questo tardo dipinto di Delacroix, dove Ugolino si stringe tra le braccia in maniera serrata, quasi a respingere la tentazione di cedere all’offerta del figlio che gli offre in pasto le proprie membra.

Ugolino di Delacroix

Eugène Delacroix, Ugolino nella torre, 1860. Copenaghen, Ordrupgaard Museum

Tra le rappresentazioni più celebri del personaggio dantesco in Francia, quella di Carpeaux fu iniziata durante il soggiorno dell’artista a Roma per il suo Prix de Rome. Anch’egli opta per una rappresentazione allusiva al tema del cannibalismo, traendo spunto dalla fisicità di Michelangelo e il pathos dell’antica statua del Laocoonte.

Ugolino Carpeaux

Jean-Baptiste Carpeaux, Ugolino e i suoi figli, 1863. Parigi, Petit Palais

Pochi anni dopo la scultura in bronzo, l’artista ne realizzò una replica in marmo destinata all’Esposizione Universale del 1867.

Jean-Baptiste Carpeaux, Ugolino e i suoi figli, 1867. New York, Metropolitan Museum of Art

L’opera capitale della vita di August Rodin è stata la Porta dell’Inferno, dove innumerevoli sono i rimandi a Dante, poeta molto amato dallo scultore. Non poteva mancare il conte Ugolino, raffigurato all’apice della tragedia, mentre disperato, il corpo tormentato e scheletrico, brancola ormai cieco sui cadaveri dei figli.

Ugolino di Rodin

August Rodin, Il conte Ugolino e i suoi figli, 1882 ca. Parigi, Musée Rodin

Quali e quante di queste opere si possono ammirare alla mostra “DANTE. LA VISIONE DELL’ARTE“?

Scopritelo con noi sabato 8 maggio alla visita guidata alla mostra, ore 16:20, in compagnia di Marcella Culatti.
Vi aspettiamo! info@oriente-occidente.com

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